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PEDALE E CATENA
Dal biciclo al bicicletto
Nel marzo del 1855 Pierre Michaux, semplice carradore di Godot-de-Mauroy, lavorando su una vecchia draisienne di un suo cliente pens≥ in un primo momento di applicare due poggiapiedi alla forcella anteriore per poter riposare quando il veicolo aveva preso velocitα.
In seguito applic≥ due piccole bielle all'asse della ruota anteriore: in questo modo era possibile far girare la ruota. Erano nati i pedali.
Superata la diffidenza dovuta ai notevoli problemi di equilibrio, i velocipedisti di Parigi si affezionarono sempre di pi∙ alla nuova macchina,
che fu chiamata biciclo.
I primi bicicli Michaux avevano una ruota anteriore di 90 centimetri di diametro e sviluppavano 2,80 metri a pedalata.
Dal momento che i pedali giravano direttamente sulla ruota anteriore, il biciclo avanzava di una distanza pari alle dimensioni della ruota: in molti pensarono che per aumentare la velocitα era necessario aumentare la grandezza della ruota motrice.
Un meccanico parigino, Victor Renard, nel 1877 cre≥ il "mostro": un biciclo con una ruota anteriore di 3 metri con uno sviluppo di 9 metri a pedalata
per un peso complessivo di 65 chili. Era nato il gran-bi il quale divent≥ anche strumento di spettacolo nei circhi.
L'evoluzione dal biciclo alla bicicletta risale al 1866, quando l'inglese Edwar Cooper costru∞ le prime ruote comletamente in ferro con cerchi piatti.
Nel 1877 un importante novitα: il marsigliese Rousseau, per aumentare la velocitα, costru∞ i primi ingranaggi moltiplicatori con trasmissione a catena applicati alla ruota anteriore di un "piccolo biciclo".
Ma Φ nella seconda metα degli anni settanta che compare una novitα importantissima: la trassmissione a catena. Eccola, finalmente. E'lei.
Anzi, lui: il bicicletto.
La storia illustrata del ciclismo
la Casa dello Sport editrice
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